ll grande tronco spezzato è lÌ, svettante nella radura da chissà quanto tempo. In fase di deperimento, marcio, la spessa corteccia ridotta a brandelli e pieno di fori grandi e piccoli, non è più alto di tre o quattro metri. La parte superiore di quello che un tempo doveva essere un faggio colossale è crollata e giace al suo fianco.
La luce ora penetra senza ostacoli in questo angolo di foresta, non c’è più la grande chioma ombrosa a trattenerla e decine di minuscole piantine hanno iniziato una lotta silenziosa e senza quartiere per garantirsi un posto al sole e crescere. Alla fine solo una ce la farà, dominerà sulle altre e distenderà un ombrello di verdi foglie, richiudendo il vuoto della radura, che tornerà fresca e buia.
Intanto fa un caldo piacevole in questa mattina di luglio, mi avvicino lentamente, scrutando senza troppe speranze, quando con grande sorpresa la vedo: una Rosalia alpina sta scendendo velocemente il grande tronco, è bellissima nella sua livrea azzurrina ed è la prima volta che la incontro, una vera emozione.
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